mercoledì 9 febbraio 2011

La scuola è inutile

Riporto una parte di un articolo di Pietro Citati sulla scuola, ormai in rovina, e non solo quella italiana.
Manca un punto che voglio porre alla riflessione: insegnare non può essere un 'semplice'  lavoro, c'è bisogno di quello che una volta si chiamava vocazione, passione. Ma è concesso oggi essere 'vocati' all'insegnamento?
Un gran numero di insegnanti senza vocazione – soprattutto donne che lo fanno perché insegnare è un lavoro che permette di conciliare la loro forzata domesticità - , insieme alla politica disastrosa degli ultimi anni, - la scuola intesa come specialistica e brutale nella sua forzatura al lavoro e il trattamento umiliante che gli stessi insegnanti ricevono-, credo che contribuisca molto a fare della scuola un luogo insensato e inutile.
Senza parlare dei modelli televisivi vincenti, la mitologia economicista imperante, la stessa retorica del lavoro e della ricchezza. Per tutti, insegnanti e studenti, essere persone non è più contemplato.
m.e.

P.S. Ma della scuola inutile anzi dannosa aveva già parlato Pasolini in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 18 ottobre 1975 dal titolo "Aboliamo la TV e la scuola dell'obbligo"!


PERCHE' ORMAI I NOSTRI RAGAZZI PENSANO CHE STUDIARE SIA INUTILE di Pietro Citati.


(...) Paola Mastrocola, che dedica un piacevolissimo libro alla scuola italiana (Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare, Guanda, tra qualche giorno in libreria), parla di rado delle chiacchiere infantili sulla spiaggia. C´è una sola condizione che le interessa: il ragazzo o la ragazza che frequentano le medie o la prima classe del liceo scientifico. Per loro, ha una passione insaziabile. Ogni mattina, alle sette e trenta, le ragazze si preparano per la scuola; jeans attillati, scarpine con un po´ di tacco, cinturina di lamé, orologino Armani, brillante minutissimo alla narice destra, piccolo tatuaggio alla caviglia. Mezz´ora dopo, una massa scura occupa parlottando e fumacchiando la nebbia fitta che avvolge le scuole di Torino. I ragazzi e le ragazze hanno gli occhi cerchiati e tristi, il naso pieno di sonno, le spalle curve, le braccia penzolanti, lo sguardo perduto nel nulla, la bocca semiaperta, i capelli stanchi. Sembrano posseduti dalla noia.
Nessuno, o quasi nessuno tra quei ragazzi perduti nella nebbia, ha voglia di andare a scuola. Nessuno si vergogna di questo rifiuto. Tutti detestano leggere o scrivere o ascoltare le lezioni. Qualche volta, basta ascoltarli per cinque minuti. Il lessico umano è immenso, ma i ragazzi ne conoscono pochissime parole: usano termini impropri, pasticciano, confondono ortografia e punteggiatura. Non sanno pensare. Non riescono a distribuire le idee e le sensazioni secondo una architettura. Elaborare i concetti e disporli nel tempo sembra, a ciascuno di loro, un´impresa disperatissima. Discorrono in modo vuoto e spento, con parole senza vita, senza agilità e movimento.
Paola Mastrocola ama i suoi ragazzi perennemente annoiati, e in quei lunghi sbadigli percepisce delusioni, desideri, speranze. Quando guarda verso le cattedre, si accorge che i professori non posseggono il dono di insegnare. Nel mondo e nei libri, non esiste quasi nulla di noioso: tutto è misterioso, concentrato, enigmatico, affascinante. Basta saper capire e interpretare: ma i professori lasciano spento ciò che era spento, morto ciò che era morto. Sopra il loro capo, ci sono i volti dei presidi: sopra quello dei presidi, i sottosegretari; sopra quello dei sottosegretari, l´intelligenza sovrana dei Ministri-Riformatori. I Ministri hanno pretese grandiose, che si possono riassumere in pochissime parole: smantellare, mattone dopo mattone, la scuola: distruggere in pochi anni, o pochi mesi, gli studi, la lingua, il lessico, i significati, i vocabolari. Bisogna ammettere che ci sono riusciti. Oggi, all´inizio del febbraio 2011, rimane soltanto una vaga sembianza di quella che fu la scuola italiana. (...)
Malgrado la passione di Paola Mastrocola, temo che il suo libro sia troppo ottimista. In questi anni di presunte riforme, non assistiamo soltanto al disastro (certo più grave) della scuola italiana, ma a quello di tutta la scuola occidentale. In Gran Bretagna, il governo ha reso facoltativo, nel programma dei ragazzi più adulti, lo studio delle lingue straniere: questo studio – sostiene il Ministro – non serve più a niente, visto che, nel mondo, tutti letteralmente tutti, parlano e scrivono inglese. Per una volta, il ministro inglese è più sciocco di quello italiano: poiché immagina che la conoscenza di un´altra lingua sia soltanto un fatto utilitario: mentre arricchisce il lessico, la fantasia e l´intelligenza di chi la apprende. Il secondo esempio è ridicolo. Da qualche anno, gli studiosi di storia medioevale non conoscono più il latino di Gregorio di Tours o di Liutprando o di san Francesco. Anche questa conoscenza, suppongo, viene considerata inutile. Non è necessario conoscere un testo medioevale latino: bastano le traduzioni.
Un evento ancora più grave minaccia l´intera società occidentale. Le fabbriche americane o inglesi o francesi o italiane non producono più automobili o scarpe in Europa: le producono in Cina o in India; mentre l´Occidente è rimasto la sede della pura attività finanziaria ed economica. Così, in pochi anni, l´Europa ha perduto una vocazione essenziale: quella di costruire una seggiola, o un tavolo, o una lavatrice, o un computer. Non sappiamo più leggere, né scrivere, né conoscere le lingue straniere, né comporre un lavoro qualsiasi. Un tempo, l´Occidente era il luogo dell´esperienza e dell´avventura. Oggi, siamo diventati quello del niente e del vuoto.(L'articolo completo su La Repubblica di oggi)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La scuola é inutile?
Vogliamo chiederci qual é il grado di scolarizzazione di questa giunta comunale pratese?

Lucifero Tornabuono

Anonimo ha detto...

La scuola é inutile?
Infatti, vedere il grado di scolarizzazione della giunta comunale pratese.

Lucifero Tornabuono

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