mercoledì 23 febbraio 2011

RECENSIONE DI PRATOPEZZA

Con piacere pubblichiamo questa recensione di "Pratopezza", che sarà replicato sabato 26 febbraio  2011 alle ore 21 al Teatro La Baracca.

“Io sono particolare, perché dentro di me ci sono tante storie. I tessuti che faceva il mio babbo venivano da tutto il mondo… le storie di tutto il mondo… le imparai quando ero tessuto!”. Così si presenta Pratopezza, il personaggio teatrale frutto di una geniale intuizione di Maila Ermini. Pratopezza nasce dai cenci che confluivano nelle fabbriche pratesi, provenienti da tutto il mondo, e ognuno di quegli stracci era portatore di una storia. Pratopezza è fatto di fili, ogni filo narra una storia. E visto che a volte nei fili ci sono i nodi, Pratopezza è balbuziente.
Lo spettacolo della Ermini è per ragazzi, è fatto di granchi che chiedono un vestito su misura e topolini che vogliono mangiare i cantucci, e con tratti di interattività riesce a coinvolgere il giovane pubblico presente. Ma non si ferma lì, perché Pratopezza racconta storie, e le storie piacciono a grandi e piccini. Senza contare che ogni storia può essere rappresentativa di ogni società, dove si possono leggere risvolti d’attualità, come quando Pratopezza narra del dittatore che impediva ai suoi sudditi di lavarsi le orecchie, cosicché il popolo smise di dialogare e di parlare, favorendo il potere.
È la Maila Ermini di sempre, dunque, anche quando lo spettacolo si rivolge ai bambini. Ma la vera grandiosità dell’opera sta nel personaggio creato, un pratese figlio del tessuto, che vive in un portaballe e che ha smesso di stare ai telai per andare in giro a raccontare le storie che ha imparato dagli stracci. Il potenziale di questo personaggio è immenso, può raccontare un’infinità di storie e rivolgersi, con quella sua movenza sbalestrata, a tutte le tipologie di spettatori.
Non resta che augurarsi che la Maila Ermini sviluppi questa maschera pratese, per farne un vero punto di riferimento, una sorta di grillo parlante della città. E soprattutto che anche le istituzioni ne riconoscano la portata e gli diano il giusto spazio nel teatro locale."

Piero Ianniello, Nuovo Corriere di Prato, 22 febbraio 2011

1 commento:

Anonimo ha detto...

Una volta tanto, lode ai giornalisti che vengono a recensire gli spettacoli, come ai vecchi, vecchissimi e piú sani tempi della grande critica teatrale. Bravo Ianniello, che ha scritto su Laris Pulenas in Luglio e su Pratopezza; brava anche la Monteleone che scrisse sui Concubini. Ma bravi, vi dico, non perché scrivete bene di ottimi spettacoli: bravi semplicemente perché ne scrivete, perché esercitate il vostro diritto-dovere di critica che un tempo orientava gli spettatori oggi addormentati davanti allo schermo televisivo. Allora, con tutte le produzioni de La Baracca, esempio unico di prolificitá in campo nazionale, vi invitiamo a venire ancora di piú a recensire - nel bene e nel male -, a essere piú coraggiosi e a osare pure voi un po' di piú, imponendovi coi vostri direttori: non limitatevi alle presentazioni, di cui comunque vi ringraziamo, ma venite a vedere quanto sbagliamo in palcoscenico, venite a vedere se davvero vi emozioniamo e assolviamo alla funzione piú profonda del teatro: raccontarsi la vicenda umana e il prezzo da pagare per le scelte.

Gianfelice D'Accolti

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