venerdì 25 marzo 2011

IL FRONTE PALAZZINARO BIPARTISAN DELLA PIANA FIRENZE PRATO PISTOIA

Nonostante i distinguo dal Sindaco Cenni, nonostante non vogliano muover guerra alla Regione, tuttavia la pensano esattamente come lui (il sindaco che da verde è ormai ben grigio!), e rivogliono gli 800 ettari sottratti dal PIT regionale allo 'sviluppo' della città di Prato!: sono quelli della Rete imprese, e c'è anche la Confartigianato, di cui faccio parte, ma da cui mi dissocio totalmente . E visto che ci tengono tanto allo sviluppo, naturalmente vogliono sviluppare anche l'aeroporto di Peretola. Insomma, in questa corsa palazzinara il Cenni avrà anche il sostegno delle opposizioni.

m.e.
Pit, niente guerra alla Regione . Mazzanti (Rete imprese): «Sugli 800 ettari serve la concertazione.
La questione Pit: sindacati e associazioni chiedono un incontro a Rossi
CRISTINA ORSINI- IL TIRRENO

 PRATO. E’ il segretario di Rete imprese Prato, l’associazione che riunisce Confartigianato, Cna, Confesercenti e Confcommercio, uno dei sostenitori di una linea autonoma delle categorie economiche, rispetto al Comune, nell’affrontare la questione Pit, il piano territoriale della Regione che, nel tracciare la perimetrazione del parco della piana, ha bloccato d’imperio 800 ettari in più di aree comunali.
 Fabio Mazzanti, architetto, direttore di Confartigianato Imprese, di prendere le armi contro la Regione proprio non vuole sentire parlare.
 Direttore, mi spieghi il senso della vostra iniziativa: è una presa di distanza dalla linea espressa dal sindaco Roberto Cenni che non più di una settimana fa, sul Pit, ha chiamato a raccolta tutte le forze della città per avviare un’azione comune contro la Regione?
 «Il documento che abbiamo sottoscritto due giorni fa (Rete imprese Prato, Unione industriali, commercianti e sindacati ndr) è la dichiarazione dell’esistenza di una grande coalizione tra organizzazioni cittadine e che ha la convinzione che i problemi di Prato debbano essere risolti senza crociate e senza dichiarazioni di guerra ad alcuno, ma attraverso una concertazione con la Regione».
 Ed è per questo che avete chiesto, in piena autonomia, un incontro con il presidente Enrico Rossi?
 «Direi che la richiesta di incontro col presidente è il minimo comune denominatore individuato dai soggetti della coalizione, all’interno della quale restano, pur tuttavia, posizioni sfumate. Intendiamoci bene, la differenza tra quanto noi affermiamo e la linea del Comune non si pone in termini di contenuti, tanto che continueremo il confronto con l’amministrazione comunale. Riteniamo però che sia necessario un accordo tra tutte le istituzioni e tutte le organizzazioni della città per capire se si può raggiungere risultati non con uno scontro, ma con un dialogo con la Regione per arrivare a una presa d’atto dei problemi di Prato e inducendo contemporaneamente una riflessione sulle soluzioni. Bisogna che la Regione capisca che vogliamo un confronto e non una guerra, tantomeno dichiarata per ragioni politiche».
 Primo punto in discussione?
 «Il dimensionamento del Pit che va modificato per consentire lo sviluppo delle imprese e della città. E’ questo l’obiettivo minimo che ci poniamo».
 Che rischi vede, nella perimetrazione del parco, la “grande coalizione”?
 «Le spiego subito. I vincoli imposti dal Pit non intervengono solo sulla nuova programmazione urbanistica ma anche su quella passata. In pratica anche se un terreno privato è classificato come edificabile nel Prg vigente, con la salvaguardia torna agricolo a meno che non sia già concessionato, abbia cioè ottenuto la concessione edilizia o il permesso di costruire dal Comune. E questa ci appare una regola molto discutibile anche dal punto di vista giuridico. Inoltre noi pensiamo che Prato, città in trasformazione sia dal punto di vista produttivo che residenziale, abbia assoluta necessità di polmoni nei quali estendersi. E per due motivi: tante imprese sono in corso di ristrutturazione e hanno diritto, per reggere, ad ampliarsi, modificarsi o allargarsi e lo possono fare solo sui quei terreni di proprietà, limitrofi alle aree urbane, buona parte dei quali, però, sono stati messi in salvaguardia. Interi quartieri di Prato, inoltre, hanno urgente bisogno di riqualificazione, prendo ad esempio il Macrolotto zero. Per alleggerire carichi e volumi c’è uno strumento: la perequazione che però è possibile se sul territorio restano aree libere sulle quali trasferire i volumi perequati. Ma se queste vengono messe in salvaguardia salta tutto».
 La richiesta alla Regione è quindi di ottenere la restituzione degli 800 ettari?
 «Esattamente. Ed è necessario un incontro con il presidente Enrico Rossi perchè è lui che deve capire la situazione della città e intervenire. Prima che la variante Pit vada in consiglio perché i margini di intervento, soprattutto a livello numerico, una volta che la pratica sia arrivata in aula, potrebbero essere esigui».
 Mazzanti che ne pensa dello sviluppo di Peretola?
 «Quello che ne pensano Rete impresa e industriali: che la messa in sicurezza dell’aeroporto fiorentino sia ormai inderogabile; che la pista giusta sia quella convergente (spostata di alcuni gradi rispetto a quella parallela all’autostrada e di meno impatto sull’abitato pratese ndr) e che un city aeroport così vicino possa fare bene a tutta l’area metropolitana ma se ben collegato con lo scalo intercontinentale di Pisa. La questione vera resta, però, al di là di ogni modernizzazione o sviluppo di Peretola, capire quanti investimenti siano necessari per collegare l’area aeroportuale fiorentina con tutto ciò che le sta intorno. Per ora non c’è nemmeno un bus che ci arrivi».

1 commento:

Anonimo ha detto...

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