sabato 22 giugno 2013

Dogaia

Ci passo spesso, al lato del carcere di Prato, alla Dogaia, perché la pista ciclabile lo costeggia.
In questi giorni, il vento forte porta le voci dei carcerati a ciclisti e pedoni, e si sente come i detenuti parlino tra cella e cella, oppure si ha l'impressione che canticchino.

Qualche voce giunge distinta, ma è troppo poco per capire di cosa parlino.

Ogni tanto mi fermo e guardo quelle finestre di celle lontane, da dove spuntano, col caldo, asciugamani e panni vari appesi. Agito le braccia credendo che qualcuno mi possa vedere. Una volta m'è sembrato di ricevere risposta.

Pur nella colpa più tremenda,  nella necessità più assoluta il carcere, di per sé, è qualcosa di incivile e disumano.

Straziante.

3 commenti:

Unknown ha detto...

Bellissimo e tristissimo!! Una poesia!! Maila se vuoi "intristirti" ancor di più ti invito alla "visita ispettiva" che faremo il 28 prossimo, ore 12, con Matteo Biffoni e (forse) Riccardo Mazzoni. Le interiora della Dogaia sono ancora più "belle" dell'esterno!!! Ciao

Maila Ermini ha detto...

Ma posso unirmi al gruppo?

Anonimo ha detto...

Sì, una poesia bella e triste.
Grazie, Maila.

Orto-Pereto del Teatro La Baracca in fiore

"Amo il teatro perché si arriva alla verità smascherando il falso; mentre nella realtà si arriva alla falsità smascherando la verità&qu...