venerdì 22 novembre 2013

Il seminarista

Sono andata alla prima del film del regista pratese Gabriele Cecconi, "Il Seminarista, tratto dal suo libro "Oltre il cancello". Il film è un racconto di formazione di ragazzi in un seminario, ambientato negli anni '60. Guido, un bambino che è affascinato dall'idea di diventare sacerdote, nel seminario troverà una realtà ben diversa da quella immaginata.

Il film è prima di tutto troppo lungo. E molto ripetitivo. Sarebbe stato opportuno tagliare alcune scene, o forse metterne altre per evitare inutili tautologie.

Poco convincenti tutte le scene esterne, che si situano a Prato.
Tanto per esempio, il passaggio delle auto: i tempi dell'attraversamento sono sbagliati, si capisce che tutto avviene dopo il 'ciak'.

Troppi primissimi piani dei protagonisti: si sa i primissimi piani sostengono la carenza di capacità recitativa, ma sono veramente troppi. Perché così tanti? Si pensava a uno sceneggiato televisivo?

Si dà infine troppa enfasi alle problematiche sessuali dei giovani seminaristi, e alla fine non c'è una vera storia, se non quella di Guido che poi non diventerà sacerdote.

Il film si anima solo in alcune scene, in particolare attraverso del ragazzo meridionale, Pugliese, che risulta davvero l'attore non attore più bravo.

Il film è al maschile; l'unica donna che si ricordi è la ragazza di cui si innamora Guido, il protagonista.

I tagli che sono stati fatti rendono, in alcuni punti, confusa la storia, in particolare in merito allo scandalo  della omosessualità e pedofilia: il ragazzo-santo che muore si innamora di Guido, ma questo è tagliato e non si capisce la scena del foglietto dove il ragazzo scrive la sua poesia.

Il film, che ha certamente ha il merito di testimoniare un passato di abusi, violenze, poca cristianità di certi enti cattolici, non risulta convincente nella sua critica alla Chiesa di Roma, che, attraverso la menzione e testimonianza dei vari preti scomodi come don Milani (il Fulvio del film è Fulvio Silvestrini, ma  Cecconi alla fine non l'ha rivelato: forse perché davvero scomodo e ancora in vita?) è salva e perdonata.

E' resa evidente l'impossibilità di fare un buon film con tutte quelle autorità i cui nomi scorrono nei titoli di coda.

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