giovedì 12 dicembre 2013

Rivoluzione

Molti invocano la rivoluzione.
Ricordo che in Italia non c'è mai stata; non è la nostra specialità; piuttosto tante congiure, tradimenti, assassinii e roba simile (su forza, gente, leggete un po' Il Principe del Machiavelli).

Proprio per questo ne avrebbe tanto bisogno. All'Italia basterebbe anche una rivoluzione di serie B.
Sono secoli che abbiamo lo stesso governo, pur con sfumature regionali.

Appena i nostri governanti vedono un po' di gente nelle piazze, cominciano a strillare come maialini, perché non sono come i francesi, per esempio, che sanno gestire l'affaire rivoluzionario al meglio e trattano o tengono duro con la piazza eccetera.

Certo i forconi di questi giorni non sono da sottovalutare, ma la rivoluzione è lontana. Li stanno demonizzando al massimo, come anche Grillo, che viene proprio massacrato dalla stampa, come se lui fosse responsabile dei mali.
Gira la leggenda metropolitana che Berlusconi, sì, anche lui sogni la rivoluzione e che silenziosamente aiuti i forconati...

Anch'io sogno una mia rivoluzione, in piccolo, che riguardi il mio lavoro, il teatro, ma l'arte in genere: uno dei settori più succubi al potere e proni, uno dei settori dove la rivoluzione non attecchirà mai, se non come 'moda', atteggiamento e roba simile.

Il teatro, ormai dove non si vede che roba becera - in Toscana, dove va di moda la finta spontaneità toscana, come se la spontaneità fosse possibile, la comicità che richiama a una toscanità ormai sepolta dal potere e da noi stessi che passiamo il fine settimana nei centros comerciales...- oppure roba ammuffita dal non senso di compagnie logore come i loro vestiti...o giovanoidi arrivisti che confezionano lo spettacolo per ogni occasione. Vuoi uno spettacolo così? Ce l'ho! Oppure gli artisti televisivi, che ve li ritrovate sempre a teatro...e voi li andate anche a vedere, contenti come Pasque!
Indovinate, chi decide, in Toscana le sorti dello spettacolo?: il partito! a capo della Fondazione Toscana Spettacolo c'è l'ex-onorevole ex-margherita Beatrice Magnolfi! (1)

Anche per questo motivo, se mai ci sarà,  la rivoluzione, in Toscana, arriverà per ultima. E' una terra troppo tradizionalista,  allevata da anni di ricorrenze pseudo-liberatorie, da partiti gestori del pensiero unico, capi bastone raccogli-voti, massonerie, consorterie. Bigottamente laica.  Ottusa.  Un po' come questa nebbia che da diversi giorni ci acceca.





(1)  In tutte le regioni rosse, in particolare Toscana, Umbria, Marche, Puglia ma anche altrove, il potere partito ha creato un circuito che si occupa di gestire alcuni teatri comunali o spazi. Per non avere problemi o per compiacere il partito centrale i comuni si affidano a questi; le nomine di questi piccoli centri di potere sono soltanto a base di partito o di competenza compiacente (per esempio, alcuni registi o attori o famosi, ma sempre conformi), ed escludono dalle loro programmazioni tutti gli artisti che non sono in linea, i pochi ancora sopravvissuti. La scusa è che devono fare biglietti, il che è anche vero, ma solo in parte. I dirigenti sono un misto di tradizione politica di sinistra e quindi ligi al capo-bastone e contabili di ditta privata.
A loro difesa c'è da dire che oggi il teatro è generalmente brutto, pochi ormai lo sanno fare o si chiedono perché lo fanno; i giovani sono solo ambiziosi imitatori.

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