venerdì 7 febbraio 2014

La violenza delle donne

La violenza esercitata dalle donne è di solito ben diversa da quella grossolana e forzuta maschile, che come sappiamo è causa della morte di tante donne.

Eppure di violenza al femminile ne vediamo anche, in questi giorni gira il video, uno dei tanti, di un pestaggio di una ragazzina nei confronti di un altra per rivalità amorosa, ma questo diciamo, l'abbiamo sempre visto, questo accapigliarsi fra donne; casomai, quello che sconcerta è l'atteggiamento dei ragazzi, che si divertono quando le donne si accapigliano, ci provano gusto e quindi  filmano commentando e aizzando la violenza. Sconcerta poi l'indifferenza dei ragazzi e delle altre ragazze in generale, forse la paura, non so.

Io racconto di una violenza che ho subito da una donna, da una donna più vecchia di me, che sicuramente ha fatto il '68. Una donna a Sinistra, una che pratica il Femminismo, una che fa la politica a buon livello.

Naturalmente non dirò chi è; ormai so che è alla fine della sua carriera e molti si augurano che se ne vada presto.

Mi aveva chiamato per uno spettacolo, sempre rimandato poi per vari motivi. Io avevo avuto subito il sospetto si trattasse di una donna un po' aggressiva, ma ormai sempre più donne che sono in politica lo sono, costrette o meno a immergersi nella competizione, nell'agone politico, esattamente come i maschi.

Le avevo chiesto altri riferimenti del suo ufficio, ma lei non me li dava. Diceva che a causa della crisi non c'erano altre persone nel suo ufficio e che l'unica referente era lei.

Ogni volta mi chiedeva il programma dello spettacolo; e ogni volta - gliel'ho mandato circa cinque o sei volte - chiedeva qualche dettaglio diverso, sì da giustificare un nuovo invio.

Se provavo a chieder qualcosa io, urlava. Chiedevo spiegazioni e lei asseriva di essere stressata, che dovevo inviare di nuovo eccetera perché non era capace di usare il computer e la posta elettronica e via dicendo.

Ogni volta che ci sentivamo, bastava niente, e urlava. Intimidiva. Ricattava.

Se io invece mi allontanavo, allora tornava a mostrarsi, per brevissimo tempo, benigna; e io ci ricascavo. Mi chiedevo se fossi io, a essere nervosa, eppure no.

L'altra sera, mentre ero a lezione a teatro, mi ha chiamato. Avevo lasciato il telefono acceso. Le ho chiesto di richiamarmi a breve, ma lei ha cominciato a urlare così tanto, asserendo - il motivo era questo - che io non sarei potuta andare nella sua città con la macchina perché la Regione non avrebbe potuto pagarmela. Ma io sarei andata con la mia! Eppure lei urlava ugualmente, tanto che anche le allieve hanno potuto ascoltare tutto. Ha riattaccato dicendo che "la Regione non è Bengodi".

Il giorno dopo ho annullato lo spettacolo. Forse è la seconda volta che mi capita; ma la prima volta fu a causa di un attore che si era fatto male.
Poi, telefonando per chiedere informazioni, con difficoltà perché ho perso tutta la mattinata per parlare con qualcuno negli uffici della Regione di quella donna, facendomi largo fra un muro enorme di omertà e di non detto, ho trovato una donna di una associazione che mi ha detto che la signora in questione era già stata denunciata da un'altra per violenza, violenza fisica e verbale.
Che è una donna competetiva, accentratrice, assolutista. Che non vedono l'ora che se ne vada. Che è protetta politicamente.

Qui nella mia Regione ho subito altre violenze dalle donne di potere, ma tutte hanno avuto a che fare con l'indifferenza nei modi, esclusa da circuiti eccetera perché punita politicamente, esiliata in loco.

Mi è capitata poi l'invidia dei colleghi, soprattutto maschi, che non accettano la mia creatività e l'hanno spesso ostacolata, e alcuni hanno tentato di esercitare una qualche forma di violenza o di ricatto.

Ma mai avevo ricevuto questa violenza così aperta da una donna, questa per me è stata una terribile e tristissima rivelazione.

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