giovedì 22 gennaio 2015

Scrivere a mano

Qualche giorno fa era venuta alla ribalta la notizia che in Finlandia i ragazzi, a scuola, non avrebbero più scritto a mano.
E allora tutti, increduli, a commentare. Addirittura Radio 24 ci ha imbastito una brutta trasmissioncina, auspicando, c'era da dubitare?, che la scrittura a mano, poco remunerativa, venga relegata nel mondo antico.
La notizia è errata. Semplicemente: la materia calligrafia, che da noi è scomparsa da tempo, diventerà una materia complementare.
Nelle scuole finlandesi si continuerà a scrivere con la penna.

La mia professoressa di filosofia antica, Margherita Isnardi Parente, era contraria all'uso della scrittura con il computer (diversi anni fa già se ne parlava nelle università, anche se il computer non era diffuso, c'era solo la macchina da scrivere elettrica al più) e mi costrinse a fare due tesine tutte scritte a mano. Solo successivamente si poteva utilizzare la tecnologia.
Perché? Perché scrivendo a mano si è più lenti, si scrive prima con pensiero, si pensa insomma. Invece, con la scrittura a computer, con la tastiera, si va più veloci e si è per questo costretti a correggere più volte. Insomma, si usa più il cervello.
Questa 'feroce' abitudine, condivisa anche da altri professori, mi è tenacemente rimasta per molte delle cose che scrivo. E sempre, quando scrivo una commedia o altro, la scrivo col pensiero e dopo la butto giù, sì spesso con la penna, sul quadernino.
Il vantaggio pratico sta nel fatto che se il computer si rompe, se si perde il documento, si riesce a riscrivere il testo, se non proprio uguale, molto simile. Una volta mi capitò; persi diverse pagine di un'opera, e la riscrissi. Quando ritrovai ciò che credevo fosse andato perduto, comparai i due scritti, e li trovai quasi identici.
Senza considerare che il diario, quello che si tiene sul comodino, non può che essere scritto a mano. Chi scriverebbe il proprio diario al computer?
Insomma, lunga vita ancora a carta e penna.

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