giovedì 25 febbraio 2016

Sull'esercizio della memoria - 2

Cara Maila,

la tua riflessione sull’importanza di esercitare la memoria è un pezzo davvero da incorniciare.
MEMORIA COME SALUTARE ESERCIZIO, MEMORIA COME VALORE CULTURALE.
Sul tema ho anch’io un ben radicato pensiero, non solo come didatta bensì come architetto restauratore, o per meglio dire “conservatore”, anche se nell’accezione corrente,  il termine “conservazione”, fuori dalla scienza, si confonde con un’impropria attribuzione politica più che con un metodo, un metro di lettura dei valori culturali del passato che deriva da un libero pensiero e dalla storia. Errore grave, frutto dell’ignoranza. 

La tua riflessione, cara Maila, è talmente importante, significativa perché mette insieme la memoria, intesa come ginnastica della mente che purtroppo oggi non si pratica più come salutare esercizio di base a valere per tutti con altri aspetti . Basti pensare ai racconti al focolare dei nostri vecchi, tratti da una memoria perpetuata non solo con le letture ma anche e soprattutto con l’ascolto. Poi c’è la memoria intesa come trascorso di vita, esperienza vitale che ricorre dal passato, eredità preziosa lontana nel tempo che ci proviene da  generazioni e generazioni. Purtroppo nella barbarie culturale odierna che tutto appiattisce e riduce a mera espressione virtuale, la memoria appare talvolta come un bagaglio inutile, se non pericoloso o addirittura dannoso per il progredire “consumistico” dello sviluppo, del presente e del domani. Senza volere così facendo trattiamo il genere umano come una sottospecie animale costretta a reinventarsi ogni volta. Questa è anche la filosofia della rottamazione, che poi è la stessa che autorizza politicamente a dire, ad esempio, che Prato non ha un passato sul quale investire,  protesa come appare all’effimero della contemporaneità, dimenticando che la città affonda, tra le più antiche in Europa, le proprie radici nella protostoria, con il grande insediamento etrusco arcaico di Gonfienti (da obliterare), che racchiude le più altre espressioni delle idealità e del simbolismo medioevale, ben rappresentate dal castello federiciano (icona monumentale che vive sradicata dalla storia), dell’arte, dell’urbanistica (di una perduta città policentrica) e dell’architettura storica toscana (testimone di una grande tradizione costruttiva), delle bellezze neo-platoniche dell’Umanesimo che ha ispirato i grandi monumenti cittadini, le imprese filantropiche di un Lorenzo il Magnifico, quali la Cascina e i suoi appoderamenti (archetipi della ruralità toscana), ed ancora, le straordinarie campiture pittoriche di un Lippi, o scultoree di un Donatello, protagonisti di un Rinascimento pratese, poco valorizzato. Non staremo qui a  contare i primati raggiunti in campo sociale, fin dall’Illuminismo ecc. ecc. 
Oggi si fa con un semplice annuncio piazza pulita di tutto ciò, con poco rispetto si nega l’esistenza di questi valori, forse perché tutto ciò non è il “brand” giusto per il futuro? Ma come tu hai ben sottolineato, cara Maila, riportando a mo’ di epigrafe,  una frase che racchiude una verità incontestabile per chiunque guardi con consapevolezza alle dinamiche di trasformazione che stanno attraversando questi anni, una frase che ci ha lasciato un grande conoscitore ed ispirato modernista, protagonista della scena architettonica del ‘900 quale fu Le Corbusier   : “Oggi mi si taccia di rivoluzionario. Eppure io confesso di aver avuto un solo maestro: il passato: una sola disciplina: lo studio del passato".
Prof. Giuseppe Alberto Centauro

1 commento:

Anonimo ha detto...

Perfettamente d'accordo. Oggi a Prato lasciamo che siano altri (mediocri,ignoranti)
a decidere cosa e'importante che si valorizzato della nostra citta'. Ma scherziamo!? Vogliamo svegliarci da questo torpore che ci fa ingoiare qualsiasi porcheria "ma l'ha detta /fatta il partito allora e'giusta?"
Vogliamo iniziare a usare la testa e a scegliere con criterio e non per partito preso?

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