venerdì 18 marzo 2016

Una recensione inaspettata su "Gonfienti, storia di una battaglia"

Oggi mi inviano una recensione di Gonfienti, storia di una battaglia. In questo periodo, anzi proprio in questi giorni,  non guasta proprio. Una totale sorpresa; un regalo. Più che al libro, alla 'causa'.

(Glossa l'autrice della recensione, Cristina Giuntini: "Per noi che lavoriamo ogni giorno calpestando un'altra civiltà").

Gonfienti, storia di una battaglia - Maila Ermini
"I tesori nascosti, si sa, sono quelli più preziosi, ma sono anche quelli che è più faticoso e arduo ritrovare e riportare alla luce. A volte, poi, questi tesori ci vengono celati intenzionalmente, perché non è conveniente svelarceli: interessi contrastanti, disinteresse o, a volte, perfino avversione per l’erudizione del popolo, mille altri motivi non sempre evidenti pongono numerosi ostacoli fra di noi e la fruizione di questi gioielli, defraudandoci del un nostro diritto fondamentale su di essi.
Uno dei più evidenti esempi di un diritto di questo tipo negato in nome del progresso e della civiltà del lavoro si trova a Prato. La città industriale, che, dal punto di vista storico-culturale, si è sempre arresa in partenza allo strapotere della vicinissima ma inarrivabile Firenze, è da anni il teatro nel quale si rappresenta una delle più grandi occasioni perse che la storia italiana ricordi: il mai nato Parco della Piana, progettato per Gonfienti, zona archeologica dal valore inestimabile. Durante gli scavi (ben pochi, in realtà, rispetto a quanto sarebbe stato logico) effettuati nel sito, non sono state ritrovate solamente centinaia di reperti di grandissima importanza mai messi a disposizione del pubblico (cosa che, purtroppo, succede spesso), ma anche una vera e propria città sotterranea, con diverse domus fra cui la più grande attualmente conosciuta, e un decumano di ben dieci metri di larghezza. Un patrimonio che, a rigor di logica, dovrebbe immediatamente essere valorizzato e dichiarato fruibile da parte dei cittadini e dei turisti, e che, invece, è stato insabbiato, nel vero senso della parola. La motivazione ufficiale è la conservazione dei reperti, che, se fossero riportati alla luce, comporterebbe spese eccessive e non sostenibili. L’argomento, però, crolla miseramente se si prende in considerazione un “trascurabile” particolare: l’area di Gonfienti è di proprietà della Società Interporto della Toscana Centrale, che non è particolarmente interessata all’archeologia.
Che cos’è un interporto? E’ in parole povere, un posto dove sono concentrate le sedi della maggior parte degli spedizionieri e dei corrieri della zona, e dove, almeno in teoria, dovrebbe avvenire anche l’interscambio fra trasporto su rotaie e su gomma. Un luogo, quindi, di uffici, camion, cemento e inquinamento, che sicuramente rappresenta una grande occasione di lavoro per i cittadini, ma, per contro, soffoca e schiaccia l’area archeologica con tutta la sua valenza didattica e culturale. Questo è, in pratica, quello che sta succedendo a Gonfienti: un processo che sembra essere irreversibile.
In prima linea nella battaglia, apparentemente disperata, contro l’oblio di Gonfienti, è Maila Ermini, proprietaria del Teatro La Baracca, attrice, drammaturga, personaggio di spicco quanto scomodo nella realtà pratese. Da circa dieci anni a questa parte, Maila non ha lasciato da parte un tentativo: lettere, proteste, sit-in, rappresentazioni a tema, e, non ultima, la redazione di questo piccolo libro. Non si tratta assolutamente di un testo di archeologia (del resto, neppure ne avrebbe la pretesa), ma di una pura e semplice cronaca, il racconto nudo e crudo dei fatti che si sono susseguiti dal 2007 al 2010, con, in appendice, i relativi documenti. Scritto con forma ineccepibile ma avulso da termini eccessivamente eruditi, il testo vuole semplicemente portare l’attenzione della gente su di un problema che qualcuno vorrebbe dichiarare risolto, ma è quanto mai aperto. E la battaglia continua." Cristina Giuntini . (Sololibri.net)

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