venerdì 14 ottobre 2016

Il cantautore non è un poeta

Il premio Nobel per la Letteratura dato a Bob Dylan muove alla riflessione.

Il cantautore non è un poeta. Non è questione di fare i puristi.

Essenzialmente perché il cantautore, pur scriva e interpreti muovendo da vena poetica, musicale, insomma creativa, è essenzialmente un mestiere.  Pur sapiente, è pur sempre un mestiere. 

Il poeta non è un mestiere.

Il poeta è libero; per questo può forzare il linguaggio e il suo senso, il suono, la musica delle parole e volare in campi nuovi e incontrastati. Il poeta illumina il linguaggio, ne crea uno nuovo; squarcia veli e apre il senso; ricrea il mondo. Svela l'inganno.

La parola cantata esige chiarezza, immagine e direzione precisa. E' chiusa e presa dalla musica, sempre, anche quando evoca spazi aperti, e ritorna sempre su sé stessa: è il suo destino di nascita.
Non può forzare né linguaggio né musica. Anche nei proto-cantautori, nei trovatori medioevali, si nota la ripetitività, la chiusura, l'impossibilità di uscire da un sistema codificato e non solo per la rigidità metrica; si vuole che sia così, perché per lo più si tratta di canzoni di intrattenimento di corte e vogliono piacere. Ricordo la mia profonda delusione quando li studiai con il Prof. Roncaglia all'Università La Sapienza di Roma. 
In questo voler assecondare i gusti della corte/pubblico, ma solo in questo, i trovatori trovano un punto di contatto con i cantautori; ma in realtà sono due fenomeni diversi: i primi erano poeti dilettanti altolocati, generalmente; i secondi sono artisti artigiani sul mercato.

Eh, sì: il cantautore è un ambiguo prodotto dell'industria discografica; certo, è un creatore, presunto libero pensatore che riflette e commenta la realtà, ma è anche un fenomeno di massa e come tale deve curare attentamente la sua immagine. Il cantautore è anche manager di sé stesso. 

D'altronde non può fare altrimenti, se vuole vivere del suo mestiere.

Il poeta è fuori da ogni industria culturale perché la poesia esula dagli interessi della massa. Non esistono poeti manager di sé stessi, e nemmeno i poeti recitanti lo sono. Poesia e mercato si annullano a vicenda.

Ancora una volta il Premio Nobel - per quello che può importare -  fa confusione, e inganna.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Assegnare il premio Nobel per la letteratura a Bob Dylan e' come inserire una bottiglia di CocaCola in'un'enoteca di grandi vini classici.

Gianfelice D'Accolti

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