mercoledì 6 settembre 2017

Sociologia del cinema

A me il cinema ha stancato. Così come lo vedo a giro. Tutto uguale. Cerco qualcuno che esca da questo cinema, da queste storie, dalle stesse epifanie. Dai montaggi identici. Dai suoi finali. Dalla sua inutilità e dalla sua morte.

Che mi faccia dimenticare la macchina che c'è fra me e lui. L'astuzia l'inganno la maniera barocca. Il suo essere del tutto lontano dalla realtà, anche quando è documentario. Retorica allo stato puro mediante la macchina.

Il cinema è solo fine di sé, si mangia e si nutre di sé e dei suoi protagonisti. Li usa e li sputa.

Mi tolgono il fiato le sue celebrazioni,  l'epifania della celebrità. Le mostruosità-mondanità dello spettacolo cinematografico. Le parate. I baci. L'untuosità. L'ipocrisia iperteatrale.

Uno che abbia un po' di senso umano e artistico, o voglia fare un po' di cinema sensato, fugge da tutto questo: e non dico paradossi. Infatti, pensare che in questo sistema di confezionamento macchinico-industriale si possa nascondere la creatività, è un illusione. Il sistema usa tutti questi figuranti e le loro ambizioni e vanità per poi distruggerli del tutto e sostituirli con altri. Macchina nella macchina.

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