lunedì 2 ottobre 2017

Recitare a Gaville, senza astuzie o trovate

Foto di Piero Romanelli, detto "Il Gavillese" 

Ieri ho recitato a Gaville, vicino a Figline Valdarno, dove era stata organizzata la Festa d'Autunno.

C'è una pieve romanica, detta di San Romolo, con un interno fortemente teatrale pur nella sua austerità, con un cristo morto appeso e illuminato da una luce che gli fa rendere un'ombra dolorosa sul muro dell'abside.

Portavo il mio spettacolo sui proverbi, Gatta al lardo. Ho recitato insieme a Gianfelice nel cortile al lato della chiesa, davanti alla Casa della Civiltà Contadina, uno dei più bei musei del genere che ho potuto visitare.

Nel cortile non c'era bisogno di nulla, ché lo spazio era un piccolo teatro naturale, dove la voce usciva amplificata naturalmente.

Pensavo però di non fare lo spettacolo, ché pioveva, e anche forte.
E però qualcuno ha insistito perché io cominciassi, che da occidente le nuvole si vedevano più rade. La gente,  seduta con l'ombrello, all'inizio era poca e incerta.

E così son partita:  dopo aver messo su le due cose che servivano, senza cambiarmi d'abito, senza pettinarmi o truccarmi, né potermi guardare allo specchio, e addirittura con indosso gli occhiali , ché tutto s'è fatto di fretta.

Ma che gusto, poi, che atmosfera!

Dopo cinque minuti dall'inizio ha smesso di piovere e all'improvviso una piccola folla è arrivata alla festa, e altra gente si è unita prendendo le sedie, ed eravamo tutti in uno stato di grazia come ai vecchi tempi, o come speriamo che sarà ancora nel futuro,  in totale empatia.

Insomma, un piccolo miracolo teatrale: senza luci, microfoni; senza entrate uscite, astuzie o trovate.



1 commento:

Gianfelice D' Accolti gianfelicedaccolti@gmail.com ha detto...

E cosi' e' per chi legge poesia; lo stesso afflato, lo stesso respiro. Pensare e ringraziare, che in Tedesco e in Inglese sono parole sorprendentemente quasi sovrapponibili.

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