lunedì 3 aprile 2017

Gli anni della infelicità e della violenza

Ci sembrava di esserne fuori, e invece ci stiamo dentro fino al collo: nella violenza e nella aggressività.
Non tratto qui di guerra o di repressione politica, così tanto praticate nel mondo; non del preoccupante incremento di furti e rapine, che finiscono sempre più spesso con omicidi e carneficine; o della violenza contro le donne, i cosiddetti femminicidi che sono all'ordine delle ore; o del bullismo dei ragazzi, che ho sperimentato su di me qualche tempo fa, per cui ho dovuto chiedere l'intervento della polizia.
Parlo delle piccole violenze quotidiane, comportamenti bestiali che gli essere cosiddetti umani, anche coloro che si considerano 'civili',  portano avanti con costanza e assiduità nella vita di ogni giorno.

Parlo della violenza quotidiana che sembra non esistere, quella invisibile che però tutti sperimentiamo, e i giornali non ne parlano almeno che non generi qualche evento cruento; violenza che invece mi sembra di osservare anche a bottega quando vado a comprare il pane, aggressività che nasce perfino da gesti insignificanti, irrilevanti. 

E l'automobile, questo mezzo ormai indissolubile da noi tanto da non poter immaginare un futuro senza, non è uno strumento di potere e aggressione? Non ve ne accorgete quando guidate o siete in macchina?

Gli stessi social sono notoriamente veicolo di violenza, quella verbale; gente che passa il tempo a calunniare, infangare, sporcare gli altri; deriderla, e spesso senza un vero motivo, se non quello di riempire il tempo vuoto.

Sembra che questo complessivo onnipresente comparire dell'io di tutti, come si osserva appunto in Internet, ma anche nella  vita reale, generi una forza di rivalsa, di rabbia, di follia.

Ora che siamo tutti così visibili e conosciuti, così 'famosi', siamo anche più infelici e più 'assassini'.

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