martedì 11 luglio 2017

Teatro Metastasio sotto attacco

Sì - Toscana a Sinistra attacca il Teatro Metastasio in un lungo comunicato. In particolare, attacca Franco D'Ippolito e la sua direzione.
Sostiene che il calo degli spettatori sia sostanziale, che il bilancio non corrisponda alle dichiarazioni del direttore; che il teatro ha perso, non diventando teatro nazionale ma solo T.R.I.C. (Teatro di Rilevante Interesse Culturale), il suo carattere internazionale e di portatore di novità.
E poi critica la decisione di togliere la compagnia messa in piedi dalla precedente direzione, quella del Magelli.

Non dice però altre cose importanti, Toscana a Sinistra.

Che D'Ippolito è un direttore completamente sganciato dal territorio, che non conosce o solo superficialmente; o, se lo conosce, non se ne cura.
Che la scelta di derubricare il Metastasio è stata voluta proprio da Renzi, per valorizzare una moribonda Pergola (ora Fondazione Teatro della Toscana unita a quello di Pontedera) la quale, nonostante i soldi affluenti, non riesce a tornare ai fasti di un tempo.
Che una compagnia composta solo dagli stessi attori, senza alcun ricambio o aggiunta (una compagnia di solo 5 o 6 attori com'era quella  voluta dal Magelli), è qualcosa di odioso di per sé, soprattutto in un tempo in cui per gli attori la vita è difficile.

Ma c'è un altro aspetto, molto importante, che non è stato suggerito a chi ha redatto il comunicato: che la scelta degli spettacoli al Metastasio, come in tutti gli altri pubblici, è sbagliata alla partenza, ché forzamente va verso quelle compagnie che sono 'bollinate' dal Ministero, che possono certificare i borderò, altrimenti, se la compagnia non lo è , se non prende quei soldi, non serve per raggiungere lo scopo (il famoso serpente che si mangia la codazza), e non viene ingaggiata; e che nei teatri, se vi si fanno girare i giovani - spesso non di qualità con spettacoli molto deludenti e insignificanti, non sufficientemente formati poi!- è solo perché anche questo fa punteggio eccetera. E anche loro devono essere 'certificati', e magari raccomandati.

Si punta alla convenienza e allo scambio. Io prendo lo spettacolo prodotto dal tuo teatro; tu prendi il mio. Così si fa punteggio e ci si aiuta. 

Del pubblico, paradossalmente, importa il giusto. Importa sopratutto perché assume un risvolto politico, più che economico in quanto pagante il biglietto. La politica ha bisogno di pubblico, di gradiente, di folla, ma i direttori dei teatri sanno benissimo che è ormai difficilissimo riempire i teatri, che quasi mai accade. Vivono grazie e solo ai finanziamenti, altrimenti crollerebbero TUTTI.

Con questo sistema ministeriale a cappio, il teatro è diventato indistintamente 'teatro-azienda', e non offre ricambio vitalità pepe vera commedia o dramma che possa scardinare dalla sedia o dallo schermo il popolino per indirizzarlo a teatro. E non basta nemmeno lo spettacolo 'scandaloso' - come voleva essere per l'estate il monologo La Merda, che poi nessuno s'è scandalizzato perché è un finto scandalo -, in un tempo che ha saturato argomenti e modi, dove la realtà supera di gran lunga la fantasia. E sembra non bastare più nemmeno l'attriciona, la bellona, il divone con lo spettacolone classico o pseudotale. Il richiamone, insomma.

Lo volete dire questo a Franceschini, che il sistema FUS è sbagliato? Ma lui lo sa, eccome se lo sa! Sistema che comprende anche le cosiddette residenze regionali, che sono una fotocopia in piccolo della legge nazionale...
Un tempo Grillo disse una cosa saggia, ma poi se n'è completamente dimenticato per strada: nei teatri azzerare tutto, e poi ricominciare daccapo.

Con questa legge girano solo e sempre gli stessi e spesso con spettacoli mediocri, decisi a tavolino, sulla base del calcolo per il teatro-azienda. 
E poi: per una compagnia, essere 'bollinata', ricevere finanziamenti è molto gravoso e difficile; la richiesta del finanziamenti è un meccanismo farraginoso, quanto mai 'teatrale' nel senso peggiore del termine. Tant'è che  gran parte del personale nei teatri, non solo delle compagnie, viene utilizzato  per richiedere i finanziamenti al Moloch-FUS...gli impiegati sudano le tante camicie per riempire formulari fare conteggi conti brogliacci e quanto altro serva per spillare quattrini all'ente pubblico; e questo significa tanta energia perduta.


Alla fine del 2016 il Metastasio ha preso, solo a livello nazionale dal FUS, 818,410,00 euro; mentre la Fondazione Teatro della Toscana - Firenze 1.287.559,00: una bella differenza essere un teatro nazionale! 

Il comunicato politico di Toscana a Sinistra non affronta poi un'altra importante questione politica: come si vive al Metastasio, gli assetti interni del potere; ché anche questi incidono sui risultati complessivi.  Ma su questo stendiamo un velo pietoso.

Il teatro di Prato non  valorizza nemmeno gli artisti del territorio (e poi sì, chi se ne frega degli artisti e del territorio!), se si esclude appunto quello che fece Magelli per una manciata di attori. Lui un giorno se la prese con me perché dissi che moltissimi  soldi della cultura del Comune di Prato andavano al Metastasio. Perché, non è vero? Nel 2016 il finanziamento del Comune al MET è stato di 1.540.000 euro. Che vanno sommati a quelli precedenti che ho scritto. Non sono mica tanto pochi, no?

E nonostante questo il teatro Metastasio è moribondo; ma io direi soprattutto culturalmente, come simbolo cittadino e non solo, e al momento non si vede proprio nessuno che lo possa resuscitare.

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Volete approfondire l'argomento finanziamenti ai teatri e alle compagnie? Leggete qui http://www.spettacolodalvivo.beniculturali.it/index.php/teatro-contributi/651-fus-triennio-2015-2017-assegnazione-contributi-2016 e cliccate sul primo link e saprete tutto).


Per il comunicato di Toscana a Sinistra: "Metastasio, cala il sipario": https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=1486664268084507&id=604208769663399&substory_index=0.

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